ISLANDA: BENVENUTA NELL'EUROPA INDEBITATA
















Quando il sistema del credito non fa più riferimento alla solidità e all'inventiva della piccola e media impresa aiutandola con il credito a crescere, ma si dedica soltanto all'ottimizzazione degli utili facendo finanza creativa ed impostando una strategia finanziaria basata soltanto sulla speculazione, si finisce per ottenere risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
I Paesi sono tutti in difficoltà sotto il peso dei loro debiti, aumentati proprio da queste politiche bancarie spregiudicate degli ultimi decenni. Direi che dalla metà degli anni novanta i Paesi sono cresciuti sulla carta indebitandosi sempre più, facendo credere che i bilanci aziendali fossero più solidi di quanto non fossero nella realtà ed il più delle volte riformulati secondo strutture truffaldine.
Soltanto per i bilanci veritieri delle società si potevano aprire le porte del fallimento, per tutti gli altri ci si trovava di fronte ad un momento di stradiordinaria crescita.
Oggi capiamo che non era cosí, ma che si trattava di una montagna di dichiarazioni e prodotti finanziari fasulli che ci hanno portato a questa crisi globale.
Nel frattempo in Europa si festeggiava l'unificazione europea e subito si é partiti con una politica monetaria comune ed é nato l'euro, moneta unica valida per tutti i Paesi fondatori che nel frattempo sono aumentati ai ventisette di oggi, ma non si é mai riusciti a fare una politica economica incisiva e di lunga veduta a livello di Unione Europea comune, preoccupandosi soltanto a fare leggi e leggine che nei rispettivi Paesi ai piú sono sembrate di ostacolo anziché di agevolazione e di sviluppo. E come volevasi dimostrare senza una politica forte e chiara i Paesi sono andati avanti in ordine sparso e solitari ed oggi ne paghiamo le conseguenze. I governi dei singoli Paesi sono intervenuti per accollarsi i debiti delle banche dei propri Paesi facendo innalzare conseguentemente i debiti pubblici statali. La crisi, dicono i rappresentanti della politica economica europea, sembra essere stata fermata, e che la lezione della Grecia debba insegnare, ma ora occore una strategia di uscita, quella che viene chiamata exit strategy, modalità e tempi sono ancora incerti.
Chi é disposto a pagare i debiti e di chi? e a quali costi economico-sociali per i singoli Stati? Il più delle volte vengono prese decisioni senza neppure interpellare il popolo, altro che democrazia popolare europea, sembra di essere amministrati da una oligarchia di burocrati europei, tra l'altro neppure troppo coesi e convinti delle loro stesse decisioni.
Cosí al primo referendum per decidere su chi deve pagare i debiti, il più delle volte fatti proprio da queste politiche bancarie scriteriate, il voto popolare appare sbugiardare le iniziative dei propri governi. Un esempio per tutti é il voto espresso ieri in Islanda, dove la popolazione si é pronunciata con un secco "no" al rimborso di prodotti finanziari emessi da una banca islandese in Inghilterra ed Olanda.
I pochi abitanti islandesi, circa trecentoventimila si sono trovati sulla testa un debito di dodicimila euro ciascuno e si sono chiesti chi li dovesse pagare, visto che non li avevano contratti loro.
Nel duemiladodici l'Islanda dovrebbe entrare in Europa, ma a che costo? e per l'Europa? forse l'unica soluzione sará quella di migliorare il più possibile un'accordo per il rientro del debito tra i governi dei tre Stati interessati. Popoli che solo una decina di anni fa vivevano secondo gli schemi della loro morigerata politica economica, quello che un tempo si diceva fare il passo secondo la gamba, oggi si trovano a soffrire e a dover pagare in moneta ed in qualità di vita per errori altrui, e questi ultimi il più delle volte non sono neppure costretti a pagare per i propri errori essendo soltanto rimossi dai loro incarichi, per ricoprirne altri. Dopo la Grecia, prossimi alle difficoltà sono Portogallo ed Irlanda, poi ci saranno Spagna ed Italia e poi avanti a chi tocca.
Ci vuole un cambiamento di rotta, altrimenti é certo l'impatto con l'iceberg che ci troviamo di fronte da parte della nave passeggeri chiamata Unione Europea.


VERSIÓN ESPAÑOLA

ISLANDIA: BIENVENIDA A LA EUROPA ENDEUDADA.

Cuando el sistema del crédito no sostiene la solidez y la inventiva de la pequeña y mediana empresa ayudándola a crecer, sino que se dedica solamente a la optimización de útiles haciendo una estrategia financiera basada sólo en la especulación, se termina por obtener resultados que hoy están en el punto de mira de todos.
Todos los Países tienen problemas, bajo el peso de su deuda, aumentada por estas políticas bancarias sin prejuicios de los últimos decenios. Diría que desde mediados de los años noventa, los Países han crecido en papel, endeudándose siempre más, haciendo creer que los balances de las empresas fuesen más sólidos de lo que en realidad eran.
Solamente para los resultados verdaderos de las empresas se podían abrir las puertas del hundimiento y de la crisis, para todos los demás nos encontrábamos frente a un ficticio y paradisíaco momento económico.
En el mismo período se festejaba la unificación europea y se iniciaba rápidamente con una política monetaria común, naciendo así el euro, pero no se ha conseguido nunca una política económica decisiva y con visos de futuro, preocupándose solamente de hacer leyes que a la mayoría de los respectivos Países, les han sido de obstáculo en lugar de ayuda a desarrollarse. Por este motivo los Estados han recorrido caminos diferentes y hoy pagamos las consecuencias. Los gobiernos de cada País han intervenido para asumir las deudas de los bancos aumentando así la deuda pública.
La crisis, dicen los representantes de la política económica europea, parece que se ha parado, y que la lección de Grecia deba enseñar, pero ahora hace falta una estrategia de salida de la crisis, la denominada exit strategy, modalidad y tiempos son conceptos aún inciertos.
¿Quién está dispuesto a pagar las deudas y de quién? ¿Y a qué costes económico-sociales para cada País en particular? La mayor parte de las veces, sucede que se toman decisiones sin preguntar a los ciudadanos, vaya democracia popular europea, parece que estamos administrados por una oligarquía de burócratas europeos, ni siquiera demasiado unidos ni convencidos de sus propias decisiones.
Así al primer reclamo a la población para decidir sobre quién debe pagar las deudas, la mayoría de las veces provocadas por estas políticas bancarias sin criterios, el voto popular parece desmentir las iniciativas de los propios gobiernos. Un ejemplo para todos es el voto de ayer en Islandia, donde la población se ha pronunciado con un seco "no" al reembolso de productos financiarios emitidos por un banco islandés en Inglaterra y Holanda.
Los pocos habitantes islandeses, cerca de trescientos veinte mil, se han encontrado con una deuda de doce mil euros cada uno y se han preguntado quién la tendría que pagar, dado que no la habían contraído ellos.
En el dos mil doce Islandia debería entrar en Europa, pero a ¿qué coste para ellos? ¿y para Europa? Quizás la mejor solución será la de llegar a un acuerdo entre los tres Estados interesados. Poblaciones que hace sólo un decenio vivían bajo los esquemas de su cuidada política económica, lo que un tiempo se decía hacer las cosas paso a paso, hoy se encuentran con que tienen que pagar una deuda en moneda y en calidad de vida por los errores cometidos por otros.
Después de Grecia, próximos a grandes dificultades se encuentran Portugal e Irlanda, a los que les siguen España e Italia.
Hace falta un cambio de ruta, si no, será seguro el impacto con el iceberg que se le presenta delante a la nave llamada Europa.


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